Recensioni

Nato a Rimini nel 1950, Marco Zamagni comincia sedicenne la sua carriera di paesaggista sotto la guida del Dottor Solaro.

 

Partecipa a numerose rassegne nazionali e internazionali raccogliendo presto il favore del pubblico e della critica: parlano di lui Piget, Noel, punzo e altri. Ottiene premi di varia importanza tra i quali, nel ’74, il primo premio alla III Biennale Europea di Montecarlo.

 

E’ iscritto all’Albo d’Oro dell’Accademia Nazionale di San Marco, all’Accademia Tiberina e All’Accademia dei 500.

 

            Nell’81 la ditta Beretta Armi pubblica 150.000 copie del suo calendario (distribuendole in 27 Paesi del mondo) con sei opere commissionate a Marco Zamagni che sono conservate al Museo Beretta in provincia di Brescia.


Nel 1999 ha partecipato alla

"BIENNALE INTERNAZIONALE DI FIRENZE".

 

            Successivamente, per motivi familiari, si allontana dal pubblico una quindicina di anni apprestandosi solo sporadicamente davanti al cavalletto come nella serie delle nature morte dell’86-87.

 

Nel 96 decide di riprendere in mano i pennelli destando la sorpresa dei pochi spettatori con i suoi nuovi colori, l’azzurro e il verde intensi, e i suoi “rinnovati” soggetti, marine e paesaggi visti da angolature diverse (e con quindici anni in più).

 

Professor Remo Bittasi

Passano le mode, più o meno velleitarie e tumultuose, che del resto si distruggono vicendevolmente, ma la pittura, la <<buona e honesta  pittura>> di cui parlava Vasari, resta.

A dispetto dei mutamenti e dei sussulti e degli squilibri ecologici, i paesaggi affascinano e incantano sempre, almeno gli spiriti che non si sono lasciati travolgere dallo scetticismo e dall’irrisione.

Beato chi sa cogliere le vibrazioni di una foresta al tramonto, di una giogaia, di un ruscello, di un vicolo, di una casa cadente: beato chi sa goderne, ma beato ancor più chi sa interpretare e fissarle liricamente, trasmetterle agli altri come lo Zamagni, pittore romagnolo di splendido impianto, sensibile, delicato, dotato di una capacità quasi medianica di dare poetico lievito agli spettacoli sempre splendidi della natura,.

E’ anche questo, in fondo, un atteggiamento polemico: rifugiarsi nella natura, che ha sempre commosso gli artisti autentici, e non cedere alle tentazioni gratuite dei <<discorsi da fare>>; credere in un’arte tecnicamente difficile ed impegnata; accettare il confronto con grandi paesaggisti romantici.

Per un assunto come questo occorrono sostanziose capacità, lungo studio << e finezza>> artistica vera. Tutte doti che Marco Zamagni dimostra ampiamente di possedere, e che sciorina con una sorta di pudico orgoglio. Si può ben dire che egli regge il confronto con i maestri del passato: conosce i segreti pittorici, ha un senso profondo dei colori e della luce, evita i mezzucci di certa pittura commerciale. Ecco perché la su pennellata, sicura, i suoi colori, ora forti ora trasparenti e luminosi come se li avesse stemperati nella luce, suggestionano fino al punto di indurre a credere chi guarda di dire lo sciabordio delle acque, il sussurro del vento tra i grandi alberi a vivere la nostalgia di una vita serena, pacifica e patriarcale di un tempo purtroppo ormai lontano.

La sua pittura quindi è viva, vera, realmente sofferta.

La poesia che riesce a conferire ad ogni soggetto (le grandi cucine delle cascine romagnole, i cantinoni, gli ampi cortili) è tale da trasformare anche gli angoli più rustici in poetiche visioni, perché luminosi e ricchi di puri accenti cromatici.

E’ un isolato?. Esiste, indubbiamente, anche oggi, un filone che si richiama ai fiamminghi, ai macchiaioli  ed ai maestri dell’ottocento.

Merito dello Zamagni  è di vivere l’atteggiamento di questi grandi, ma con le vibrazioni dell’uomo d’oggi pieno di tensioni e di cromatiche accensioni.

In conclusione il colore personalissimo, la predisposizione ad interpretare i momenti più suggestivi della natura che egli ama di amore vero ed intenso, una impaginazione equilibrata seppure estrosa concorrono a dare completezza visiva a tutte le opere di

Marco Zamagni.

Remo Bittasi Preside del Liceo Artistico << M. Buonarroti >> di Verona

Mm. << Ich will bewusst >>, sagt der Künstler, <<Ruhe vermitteln mit meiner künstlerischen Aussage, gerade in einer Zeit der Unruhe>>. Und wirklinch, seinen Gemälden entströmt eine Ruhe, die sich dem Beschauer mitteilt. Wie eine lyische Melodie ist die Bewegung von Wasser, die Darstellung windgebeugter Bäume, ein Sonnenuntergang. 1950 in Rimini geboren hat der Künstler bereits grosse Erfolge gehabt, hat an zahlreichen Austellungen teilgenommen, und durfte verschiedene Preise und Auszeichnungen entgegen nehmen. Eine besondere Auszeichnungen als bester lebender Landschaftsmaler Italiens wurde ihm 1976 zuerkannt. Auf dem Gebiete der Landschaftsmalerei betätig  er sich denn auch vorwiegend. Er geht den noch unberührten Landschaften der Emilia Romagna nach, stellt die Höfe in ihrer grünen Umgebung, stille Weiher, mächtige Wolkengebilde über sanft gewellter Erde dar. Persönlich finder wir aber, dass auch seine intérieurs die schlichte und warme Atmosphäre eines bäuerlichenWohn- oder Arbeitsraumes in suggestiver Weise ausstrahlen. Er erlebt dieser Landschaften, die Höfe, die Scheunen und Küchen mit seinen augen aber auch mit dem Herzen, und so gibt er sie wieder; darum gelingt es ihm, den Betrachter in besonderer Weise anzurühren.

                                                                                                                        Engadiner Post 15 / 3 / 1977

Nato a Rimini nel 1950, Marco Zamagni comincia sedicenne la sua carriera di paesaggista sotto la guida del Dottor Solaro.

Partecipa a numerose rassegne nazionali e internazionali raccogliendo presto il favore del pubblico e della critica: parlano di lui Piget, Noel, punzo e altri. Ottiene premi di varia importanza tra i quali, nel ’74, il primo premio alla III Biennale Europea di Montecarlo.

E’ iscritto all’Albo d’Oro dell’Accademia Nazionale di San Marco, all’Accademia Tiberina e All’Accademia dei 500.

            Nell’81 la ditta Beretta Armi pubblica 150.000 copie del suo calendario (distribuendole in 27 Paesi del mondo) con sei opere commissionate a Marco Zamagni che sono conservate al Museo Beretta in provincia di Brescia.

Nel 1999 ha partecipato alla "BIENNALE INTERNAZIONALE DI FIRENZE".

            Successivamente, per motivi familiari, si allontana dal pubblico una quindicina di anni apprestandosi solo sporadicamente davanti al cavalletto come nella serie delle nature morte dell’86-87.

Nel 96 decide di riprendere in mano i pennelli destando la sorpresa dei pochi spettatori con i suoi nuovi colori, l’azzurro e il verde intensi, e i suoi “rinnovati” soggetti, marine e paesaggi visti da angolature diverse (e con quindici anni in più).